Il sangue dei baroni di Matteo Strukul

Non sono solita fare recensioni di film e libri, anche perché non ne ho le competenze e preferisco farmi da parte verso chi ha sempre qualcosa da dire nel merito di questi due vasti mondi.
Ma poichè sono due mondi che amo, a volte mi piace fare uno strappo alla regola, qui o sulla mia pagina Facebook.

Nessuna recensione, ma voglio scrivere a ruota libera di un libro che ha lasciato un segno, come del resto tutti i libri precedentemente letti di questo splendido autore: Matteo Strukul.
Mi è stato fatto conoscere dalla mia amica Laura, ed è stato un amore "alla prima riga" che si è coronato con il piacere di intervistarlo, insieme lei, nell'ambito della trasmissione radiofonica"La biblioteca di Alessandria" (Matteo Strukul ospite de La biblioteca di Alessandria). Se ci penso mi trema ancora la voce!!!!

Ho cercato di acquistare "Il sangue dei baroni" in una piccola libreria indipendente, come è mio solito fare, ma ancora qui a Milano non sono di casa (a proposito, avete suggerimenti?) e sono andata in un'importante libreria della Galleria Vittorio Emanuele II, dove ho scoperto con piacere che le copie erano terminate. Vuol dire che il libro vende e ne sono contenta.
Ora, vivendo un periodo di transitoria libertà lavorativa (ossia la disoccupazione) devo mettere un freno al mio shopping compulsivo di libri e ponderare bene gli acquisti. Su questo libro non ho avuto dubbi. Subito mio.

Il sangue dei baroni - Matteo Strukul
E' ambientato a Padova, come un precedente scritto dell'autore, sua città natale, ma i fatti narrati potrebbero accadere a Roma come a Palermo. L'ambiente accademico è il microcosmo che accoglie la storia, anzi non tanto micro, visto che i suoi tentacoli si estendono fino alle alte sfere di potere. Il mondo universitario viene raccontato, per la prima volta secondo me, in modo assolutamente veritiero, nella sua cruda realtà, ci viene presentato come fonte di vita per una piccola casta di baroni e valvassori, con intorno contadini e servi a cui fanno credere di essere liberi, ma su cui stringono il laccio del potere al collo, senza pietà alcuna.
La similitudine è efficace perché ognuno di noi, nella seppur piccola esperienza, potrà confermare ogni singola parola man mano che la lettura andrà avanti, ognuno di noi sa per certo che la famosa riforma di cui si parla nel libro è andata a discapito solamente del piccolo ricercatore, il servo, che anela un futuro di quiete e tranquillità.
Ci viene presentato uno scenario tristemente noto del sistema universitario italiano e, ancor più in generale, la condizione dei nostri non più giovanissimi ragazzi, la condizione di precariato lavorativo che va a minare anche i rapporti affettivi e sociali e la condizione di agio della casta.



Come sempre nei libri di Matteo Strukul le cose non sono mai come sembrano e le persone a noi vicine possono subire trasformazioni che mai avremmo creduto. Nulla è scontato.
Il libro mi ha fatto rabbia, nella sua reale crudezza, ma come sempre l'autore riesce a stravolgere il tutto. Vincitori e vinti si mescolano in un dialogo introspettivo che ci fa capire il punto esatto in cui l'uomo diventa carnefice, di se stesso, prima di tutto.
Il finale (che non svelo) è degno di un romanzo con la R maiuscola. Ed è la licenza che concedo a Matteo Strukul, perché nella realtà il finale non è così imprevedibile. O forse non ancora.
Quello che più mi colpisce dei suoi libri è l'assoluta attenzione al particolare, l'attenta descrizione di ogni cosa, sempre fondata su basi reali e frutto di un'attenta ricerca. Un'accuratezza mai tediosa e che tiene sempre incollata alle righe, col piede premuto sull'acceleratore.
Grazie Matteo, perché ogni volta che leggo un tuo libro, due mie intere giornate vengono completamente catalizzate dalla lettura, fermando qualsiasi azione avrei dovuto fare quel determinato giorno. E quando è così, so che ciò che ho appena letto, valeva ogni euro del mio acquisto.

In ultimo, questo libro riveste un'importanza molto particolare, perché ho avuto l'immenso onore di trovare il mio nome tra i ringraziamenti (e avendo io un nome e cognome abbastanza comuni, Matteo ha dovuto chiarire che si trattava proprio di me, perché pensavo ad uno scherzo di amici).
Leggere il proprio nome tra i ringraziamenti, fa capire che esistono autori che lasciano la spocchia boriosa dello scrittore, per consegnare la loro opera a qualcun'altro che ama e apprezza il loro lavoro:; coloro capiscono che sono i lettori il vero motore dello scrittore.

Tutti siamo potenziali scrittori (ovviamente alcuni bravi, altri no) la differenza sta nel fatto che non tutti leggono. E io sono onorata di essere una lettrice accanita di Matteo Strukul.

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