La festa di San Biagio e la lisca di pesce

Oggi si festeggia San Biagio
e stamattina ho mangiato l'ultima fetta di panettone e detto una preghierina al Santo. Ma sapete perché?


Qui a Milano c'è l'usanza di mangiare l'ultimo panettone rimasto (e per chi vuole, farlo benedire), mentre nel paese di mio padre in Abruzzo, si usa fare una torta salata, la pizza di San Biagio, a base di farina e uova, che è quasi un pane povero da accompagnare a salsicce e salumi. Anche in Abruzzo viene spesso benedetta.

Ma perché si usa così?
San Biagio è considerato il protettore della gola, perché salvò la vita con un miracolo ad un bambino che aveva una lisca di pesce conficcata in gola e l'usanza è quella di far benedire questi alimenti così simili alla mollica del pane per proteggere la propria gola.

In più a Milano si racconta anche di una signora che chiese ad un pasticcere un panettone da far benedire. Il pasticcere, assai goloso, nei giorni successivi mangiò tutto il panettone e, quando la signora tornò a prenderlo, il pasticcere preoccupatissimo si rese conto di ciò che aveva fatto; poi vide che nell'involucro vi era un panettone grande due volte quello da lui preparato e mangiucchiato nei giorni e fu quindi un gran miracolo.

A casa mia la festa di San Biagio è sempre stata molto sentita, mia madre preparava con amore la Pizza di San Biagio che accompagnavamo con affettati e Nutella e quindi ora sono felice che qui a Milano ci sia un'importante tradizione simile. E stamattina ho detto la mia preghiera al Santo. Perché?

Perché qualche mese fa ho avuto bisogno di lui...e di un otorino..

panettone san biagio


Era sabato e avevamo comprato del buon pesce fresco dal nostro pescivendolo di fiducia, ci siamo preparati una bella orata, in casa, con vino, patate, insalata, dolce e tutto ciò che rende un pasto speciale. Mentre mangiavo ho sentito un dolore fortissimo. Sono anni che mangio pesce e mi è spesso capitato di ingoiare le spine del pesce, ma quel giorno la lisca non è andata giù.

Si era conficcata nella mia gola.

Grattava, raschiava, faceva male, non riuscivo a respirare ed è stato subito panico. Inizialmente abbiamo provato a capire se almeno si vedesse, coi potenti mezzi delle luci dello smartphone, poi a tirarla via con le mie pinzette per le sopracciglia, poi siamo andati da un dentista aperto il sabato pomeriggio perchè pensavamo fosse una cosa semplice.
Il dentista era un tipo alla Peter Sellers in Hollywood party, stesso accento, stessa fisionomia, quando l'ho visto mi sono quasi messa a ridere se non fosse che stavo malissimo, tanto gentile e non ha voluto denaro, ma non è riuscito nell'intento. Mi dice: "mangia patate, mangia patate" e mi fa gli auguri.

Anzi, a forza di fare tentativi la gola si era infiammata in modo peggiore e non ce la facevo più. Alle 20 mi sono decisa per andare al pronto soccorso (dove evito di andare a meno che la cosa non sia grave) e lì, dopo una bella attesa, alziamo la voce e ci riceve la dottoressa per la prima accettazione (quella per decidere il colore da assegnare, che se avessi avuto un infarto ero morta da tempo) e ci risponde in malo modo che il sabato sera non c'era l'otorino in ospedale e come ci era venuto in mente di andare lì. Alle nostre domande su come fare mi dice: "signora, ma pure lei che di sabato si mangia il pesce, ma non lo sa che in ps il sabato sera non c'è nessuno?".
Dopo aver concordato col Nello che quindi d'ora in poi il pesce andrà mangiato solo dal lunedì al venerdì, per venire incontro alle esigenze dell'ospedale di Milano, lui inizia a chiamare i vari pronto soccorso della città per sapere se c'è un otorino in sede, senza girarli tutti.
Niente.

Alla fine ad uno ci rispondono che il giorno successivo alle 6 di mattina possiamo andare.
Passo quelle ore sveglia, con la gola che fa sempre più male, non respiro bene e ho dolore forte. La mollica non ha funzionato, dopo aver mangiato una fabbrica di patate e tutto il pane che in genere consumo in un anno, andiamo in ospedale. Accettazione, fila, siamo i secondi anche se poi arrivano diverse persone. Da lì tutto fila liscio, mi chiamano, entro, fanno domande di rito, mi dicono che il pesce è pericoloso perché le lische non sempre scendono, mi visitano e confermano che una spina è conficcata nella trachea e sta facendo infezione.
Mi fanno sedere su una sedia tipo da barbiere, mi tengono ferme le mani, poi l'otorino prende delle pinze lunghe, molto lunghe, le infila in gola e mentre io inizio a dare di stomaco, estrae la lisca e me la fa vedere: eccola finalmente la maledetta.
Ringraziamenti di rito, raccomandazioni sul cibo, per un paio di giorni mangiare morbido e liquido, antibiotico, mettono la lisca in una garza ed esco trionfante dalla stanza per mostrarla a Nello.

Decidiamo di seguire alla lettera la dieta che mi hanno prescritto e andiamo a Bologna dai suoceri in vacanza a mangiare tortellini, lasagna e carne.
Quella domenica San Biagio ha avuto per me il volto di un gentile, bellissimo e giovane otorino.
Ecco perché stamattina io una preghierina l'ho detta. Non si sa mai.



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