Parigi val bene una messa

Parigi val bene una messa (Enrico IV). Il mio compleanno.


Per il mio compleanno ho ricevuto un regalo speciale.
Sono volata a Parigi, insieme ad una persona speciale, scoprendo la destinazione del viaggio solo la sera prima della partenza.
Le cose belle accadono sempre quando non te l'aspetti, in modo del tutto spontaneo, senza programmi. Così è accaduto che mi sia ritrovata a Parigi, per la seconda volta, dopo 17 anni, in modo del tutto diverso dal solito.

Ho evitato le grandi file, le masse di turisti che si muovono sui percorsi obbligati, dettati dal poco tempo a disposizione e dalle tante bellezze che questa città speciale ha da offrire, ho visto ciò che di più importante c'era da vedere, dopodiché ho girovagato, camminato tanto, osservato, respirato.
Credo che il modo migliore per apprezzare Parigi sia vederla col naso all'insù e poi all'ingiù.


Parigi dal cielo azzurro, dalle nuvole veloci, dal cielo grigio, dalla sua pioggerellina, dal fresco del mattino al caldo delle ore centrali.
Parigi con le sue abitazioni dall'architettura inconfondibile, i tetti fumè allo stesso modo, i comignoli a toccare il cielo e le finestre agli ultimi piani, delle mansarde così piccole, così bohémien da non trovare altri aggettivi per descriverle.

Scorci nel quartiere Montmartre


I tetti di Parigi sono uno spettacolo da ammirare, sono una coperta, il manto che va a chiudere il tessuto urbano, una passeggiata che vorresti fare; li puoi ammirare da Montmartre, dalla ruota panoramica, dalla Torre Eiffel, dalle guglie, ma anche dal tuo albergo. O più semplicemente puoi alzare e poi abbassare la testa e renderti conto che Parigi vive e pulsa in tre strati: la metro, coi suoi tentacoli perfettamente funzionanti, le discenderie in stile liberty e sempre diverse; le strade, coi suoi Bistrò, i Café, le Brasserie, i vicoli in cui perdersi, le biciclette, le insegne delle vie; e i tetti. 
Ritrovarti una sera d'estate seduta in un café ad osservare la gente che passa e poi osservare le case con le luci accese, finché il collo non ti fa male.

Parigi coi suoi ponti, dove la Senna scorre placida, i battelli, i giardini curati e pieni di vita, con le sedie verdi e le panchine dove i parigini amano trascorrere il loro tempo, le barchette nelle fontane, le persone che leggono e sonnecchiano sotto l'ombra o seduti in relax come Victor Hugo e tanti altri personaggi famosi che avremmo voluto incontrare e che Woody Allen ci ha magistralmente fatto toccare da vicino con il suo "Midnight in Paris".

Parigi con la sua musica che senti sempre provenire in lontananza e non sai da dove e da chi, o le campane di Notre Dame la domenica ad annunciare la messa, o i gazebo dove gli artisti si esibiscono davanti una platea improvvisata e sognante, che muove le spalle e sorride al ritmo del jazz.
Parigi con le sue biciclette e le ragazze francesi che si appoggiano delicatamente al cestino della bici, per cambiare le infradito con un paio di ballerine pescate nella borsa, sciolgono i capelli e scompaiono dietro ad un portone.
Parigi con la sua storia e quelle tante curiosità sconosciute ai più e che speri non si conoscano mai del tutto per non togliere il loro mistero.
Parigi coi suoi dolci esposti nelle vetrine curate, che ci richiamano al canto del loro colore e delle loro scatole di latta dai nomi un pò retrò.
Parigi e quell'odore zuccherino che senti perfino sotto la metro, mentre cerchi l'uscita e sai che sicuramente c'è un camioncino di Crepes non lontano.

Discenderia Metro


Parigi col luogo comune dei francesi antipatici e spocchiosi, mentre non ho ricevuto altro che parole gentili, nonostante il mio francese molto arrugginito, e sorrisi da un popolo così multietnico e orgoglioso della sua storia. Parigi perfettamente organizzata per i turisti, regala l'idea di coccolare chi la sceglie e non cerca di allontanare i suoi visitatori.
Parigi ed i poliziotti in bici, mai disattenti, eppure sorridenti.
Parigi senza balconi, ma con le sue finestre dove spiccano gerani rossi e rigogliosi, con le insegne dei negozi colorate e le vetrate accese, coi suoi neon e le mille luci.

La ville lumière. Con le sue serate tiepide ed i francesi seduti ai tavolini fuori dei locali, che si confondono coi turisti, che parlano animatamente, trovandoli davanti a te in una piazzetta sconosciuta, girando semplicemente un angolo.
Parigi coi suoi quartieri di cui non sapevo nulla ed in cui mi sono ritrovata a perdermi; per le stradine,  per le salite e le discese, sorprendendomi ogni volta per lo spettacolo che mi si presentava davanti, le librerie, i locali, i negozi che non ti aspetti.

Parigi è il set che ogni regista sogna per il suo film romantico, è il bacio che ogni innamorato vorrebbe, è il croissant del dolce risveglio. 
Parigi è uno sguardo, è un respiro, per me è tornare a casa, è sentirmi parte di un mondo. 
Per questo non ho un reportage di foto. Mentre i turisti giravano coi loro bastoni per i selfie, le braccia alzate con in mano uno smartphone o un tablet, le tante reflex, guardando le cose attraverso l'obiettivo della loro camera, io ho preferito guardarle attraverso il cuore. Questa volta niente foto, solamente poche, essenziali.
"Je vois la vie en rose" come cantava Edith Piaf.

E nessuno dica che a Parigi si mangia male. Tra Macarons ed Omelettes sono ingrassata due kg in tre giorni, nonostante abbia consumato le mie Converse per il tanto camminare. Parigi val bene una dieta.

Commenti

  1. Questa Parigi mi piace molto più di quanto io ricordi..;)

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  2. Come al solito, una paicevole lettura. Ciao Marta e grazie per le dritte!

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