"Un respiro profondo per non impazzire"

E' tardi.
Qui a Roma oggi è stata una giornata di gran caldo.
Ora che è notte le tende della mia finestra si muovono con il vento fresco che soffia e mi regala un pò di respiro.
Ultimamente mi ritrovo spesso a parlare di respiri.
L'aria che respiro stanotte mi sembra diversa. L'estate sta arrivando prepotente.
Prepotente come il respiro che torna sempre.
Stanotte mi ritrovo a pensare, facendo un bilancio di un anno. La primavera è stata anche rinascita.
Una rinascita che per me è ricominciata ad ottobre.
Piano piano a ricominciato a respirare e non erano più respiri di un fiato corto, ma respiri a pieni polmoni. La rinascita comporta sempre tante fasi, come già ho scritto in un altro post ed io le ho attraversate tutte. Chi vive un dolore pensa sempre che la rinascita sia una fase bella ed emozionante, mentre in realtà è un momento in cui non siamo noi, stiamo cambiando per trovare la nostra nuova dimensione, il nostro nuovo essere, la nostra strada. Quando la vita cambia le carte in tavola, la rinascita è una fase delicata tanto quanto quella che l'ha preceduta, ossia la disperazione.
Ho conosciuto la disperazione e non una volta sola, l'ho toccata con mano come succede a tante persone e gli amici (quelli veri) mi riconoscevano il fatto di non aver mai perso il sorriso, mai, neanche un giorno; ma era un sorriso forzato e questi amici sapevano che era un sorriso che nasceva da un pianto nascosto, troppo spesso rispedito al mittente, sapevano che dietro quel sorriso forzato c'era la voglia di piangere.
Poi le cose sono cambiate e il sorriso ogni giorno è diventato vero, reale, perché tangibile era il sentimento di felicità che lo provocava. E queste persone se ne sono accorte, attraversando tutte le fasi della rinascita. Non ho praticamente dormito per mesi, sono uscita ogni sera, ho cambiato tutto di me, ho stravolto il mio modo di essere, ho fatto cose che non avrei mai creduto di fare, alcuni momenti sono quasi impazzita, non ero quasi più io.
Ma ricominciare a respirare prevede sempre una fase di assestamento.
Adesso ci sono alcuni momenti, come questa sera, in cui respiro con serenità e mi sento felice.
La felicità è una condizione che ho deciso di vivere, nonostante tutti i problemi, nonostante tutto quello che è successo, nonostante mi capiti ancora di svegliarmi nel cuore della notte rivivendo quei momenti di buio assoluto ed il terrore mi prende, il terrore che capiti nuovamente qualcosa, il terrore che niente si sistemi, il terrore che le cose vadano sempre peggio. Ma quello che ho imparato in questo anno è che ognuno di noi ha la forza per uscire anche dalla peggiore delle situazioni e se quella forza ce l'hai, sarai in grado di tirarla fuori, davanti a qualsiasi necessità. Non occorre che ci sia qualcuno a dirti che ce la farai e che tutto si sistemerà, devi essere consapevole che sarà così e solamente grazie alla tua forza....ed all'affetto di alcune persone speciali.
Quando nella vita ho dovuto camminare sui carboni ardenti c'è sempre stato qualcuno che mi ripeteva che il sole sarebbe tornato, anche se lo negavo a me stessa, anche se sembrava impossibile e non mi sono mai fidata, ho sempre creduto che avessero torto.
Poi ho conosciuto persone che c'erano riuscite, che avevano trovato un equilibrio, che riuscivano a sorridere e ad essere felici nonostante tutto ed ho capito che la felicità era una scelta che dovevo fare, non una condizione. E da lì, con il tempo, tanto lavoro, impegno, sudore, fatica, abnegazione, piano piano ci siamo riusciti. Un passo dopo l'altro. Proprio come mi dicevano. Proprio come con la fisioterapia. Tempo al tempo.
A distanza di un anno e mezzo sono felice.
Felice perché ho la consapevolezza che i problemi sono tanti, ma tante sono le sere in cui riesco a respirare, ad andare a letto serenamente, le giornate in cui so che, per un motivo inspiegabile, a qualcuno interessa che io mi alzi la mattina serenamente, le giornate in cui so di essere indispensabile, le giornate in cui, se mi guardo indietro, non vedo solo la sofferenza e tutto ciò che ho perso lungo la strada, ma vedo i ricordi belli di sempre e di questo ultimo anno. Ricordi bellissimi, perché quando vivi nel buio, le cose belle che vivi rivestono un'importanza speciale.
Ci sono tante persone che riescono ad uscire dall'inverno della vita, arrivando indenni alla primavera.
"Sole e pioggia stanno in ogni cosa, gioia e dolore s'alternano per ognuno" scrisse mio padre nella sua poesia per i miei 18 anni. La tenevo stretta tra le mani il giorno del funerale ed a distanza di tanti anni quelle parole restano scolpite nella mia mente, quando il terreno manca sotto i piedi.
Sembra impossibile, ma invece è vero. Lo voglio gridare a tutte quelle persone che vivono un momento difficile o una vita priva di gioie. A quelli che, per ovvi motivi, non credono sia possibile.
La primavera torna sempre, con fiori differenti, ma torna. E ci trova cambiati, molto spesso in meglio.

Questo è un post  senza ironia, in cui c'è tutto di me, tutto di quello che ho visto in questo anno e mezzo, è solo una riflessione che non vuole insegnare nulla, è solo l'affermazione del fatto che troppo spesso ci dimentichiamo di esserci, di essere presenti.
E' un post che vuole ringraziare quelle persone che hanno saputo esserci, che hanno avuto il coraggio di non voltare le spalle quando sarebbe stato la cosa più facile. Quelle persone che forse neanche lo leggeranno, ma a cui non ho dato retta quando mi dicevano che il sorriso, quello vero, sarebbe tornato. Tutti quegli amici che hanno saputo esserci anche con una sola parola. Tutte le persone in ospedale che mi hanno regalato sorrisi in modo del tutto disinteressato, quelli che mi hanno consigliato, quelli che mi hanno preso la mano quando vedevano nei miei occhi la paura per l'inadeguatezza e quelli che, all'atto pratico, mi hanno dato una mano, perché un Caregiver non fa nessuna scuola, non ha nessuno a dirgli cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Deve essere lucido, presente, infermiere, figlio, amico, terapista, paziente, sorridente, positivo. Tutte cose che nessuno può insegnare, ma che qualcuno sa indicare con piccoli gesti. Non rimpiango nessuna delle decisioni prese, delle notti sveglia a pensare a quale fosse la cosa più giusta. Nessuno ci ha dato un libretto delle istruzioni, nessuno ci ha potuto dire cosa sarebbe stato meglio e cosa no, ma a volte è bastato il sorriso di una logopedista, per farci capire che stavamo facendo del nostro meglio.
E non occorre altro. Se non il nostro meglio. Giusto o sbagliato che sia.
Siate il vostro meglio, con la vostra testa, le vostre idee, le vostre emozioni.

E agli amici dico nuovamente grazie:
A Roberta, a Paolo, a Elena e Gianni, a Daniela, a Michela, a Marcella, a Antonella, a Claudia, a Lorenza, a Tiziana, a Manuela, Francesca, Alberto, a Erica, a Raffaella, a Roberta C., a Cristina, a Damiana, a Paolo C., a Maria, a Francesco ed a tutti quelli che ho sicuramente dimenticato, che sono arrivati dopo, che mi hanno preso di striscio, che mi hanno fatto sorridere. Ed anche a tutti i pdm, a quelli di una sera, di un mese o di una vita. A tutti quelli che se ne sono andati, ma che ringrazio comunque. Se oggi sono felice, se sono pronta ad esserlo è anche grazie a loro, che hanno insegnato comunque qualcosa, che hanno fatto capire che quella sofferenza non devo provarla più e che io, come voi, come tutti, merito il meglio dalla vita ed il meglio non era chi ha deciso di non esserci.

Respirare è un'azione meccanica, ma va fatta con il cuore. Non ce lo dimentichiamo. Adesso che ho i polmoni forti, non voglio dimenticare chi mi ha fatto respirare. Chi mi ha dato il cuore. E le persone a cui ho deciso di darlo. 
Domani non cambierà nulla, i problemi resteranno, le difficoltà saranno sempre le stesse, così come i dubbi, le paure, le incertezze. Scegliamo di essere felici. Nonostante tutto. 
Non credevo che l'estate sarebbe tornata, ed invece il calore del sole sulla pelle torna sempre.
Ho forse mi hanno drogato la cena e non me ne sono accorta. Probabilmente si.

Commenti

I più letti!