I love shopping

Tutte le donne amano lo shopping. Io no.

Essendo una donna atipica detesto fare shopping. Quando mi decido  ad andare, prediligo mercatini e negozi low-cost.
In ogni caso per me fare acquisti è l'equivalente di farsi picchiare a sangue (frase detta da una mia amica per sintetizzare la mia passione per lo shopping). Con gli anni ho smussato questo tratto, imparando il gusto di girare da sola per negozi e scegliere con calma qualcosa che mi piaccia veramente. Ma ci sono alcune cose che proprio non riesco a superare:

Il fatto che vada di moda non significa che sia bello.

Così ogni anno ci ritroviamo ad essere donne che camminano su tacco 12 con plateu che neanche Franco Baresi dopo l'intervento al menisco nel 1994, righe orizzontali laddove si ottiene solo un effetto tendone da circo, bigiotteria degna delle figlie di Puff Daddy o della chiave del 10 del meccanico.

Cercare qualcosa che ormai esuli dalle mode è impossibile, perciò credo sia giusto adattare le mode al mio gusto ed al mio fisico, piuttosto che il contrario.
Ho trovato nell'armadio due paia di jeans larghi ed ho scoperto con orrore che quest'anno son tornati di moda, io li preferisco stretti, larghi non mi piacevano prima e non mi piacciono adesso. Li ho subito regalati. O le scarpe doppio fondo ortopediche che, se non erro, andavano l'anno del mio diploma, nel lontano 1999. 
La moda torna ciclicamente

Non capisco, però perché torni sempre la parte oscura della moda. Gli anni '80 sono stati meravigliosi per chi li ha vissuti, ma la moda è l'unica cosa che avrei evitato di riesumare, con quelle spalline da Star Trek così delicate.

Quest'anno mi sembra di intuire che sia tornato di gran moda il bellissimo giallo, fluo ed in tutte le sue sfavillanti tonalità. Io col giallo sembro un canarino con l'ittero, perciò auspico in un futuro migliore.

I camerini.
Sono il luogo più pericoloso ed oscuro dell'universo, il black hole della sicurezza estetica che noi donne fatichiamo tanto a conquistare. Credo che ci sia un sadico architetto dietro all'installazione degli specchi e le luci nei camerini, qualcuno che è stato allevato dall'equivalente della strega cattiva e nella vita è stato educato alla misoginia, un uomo che odia le donne, oppure una donna che vuole distruggerle tutte a causa della sua invidia.

Quando entro in un camerino, per quanto io possa essere magra, tonica, coi capelli freschi di parrucchiere, truccata e serena (cosa che è comunque fantascienza), avrò l'immediata percezione di me come un tapiro ciccione, pallido, con la cellulite, le smagliature e dei punti neri che non aveva notato neanche la mia estetista con la lente d'ingrandimento, le luci mi daranno quel confortevole colorito verde ramarro ed i doppi specchi, presi direttamente da quelli deformanti dei parchi divertimento, a rendermi più grossa di almeno due taglie. Altrimenti spiegatemi per quale motivo noi donne sembriamo così orribili specchiandoci in camerino.



Che poi io sostengo sia anche controproducente, volete che la cliente acquisti? fatele trovare un comodo camerino poco illuminato, con un unico specchio frontale che smagrisce. Non credo serva una laurea in marketing con master in shopping e microeconomia per capire un concetto talmente semplice.

La musica.
Non credo sia a causa dei miei 35 anni, perché a 20 la pensavo allo stesso modo, ma quando entro in un negozio, lo faccio per fare shopping, non per un pomeriggio in discoteca, per quella aspetto il venerdi sera. La musica è bella e gradevole ad un volume adeguato, senza avere necessariamente la perforazione dei timpani. Rimpiango i bei tempi in cui potevo chiacchierare con le amiche mentre perlustravamo negozi. Passeggiando per i centri commerciali riconoscerete subito i negozi per la fascia di età che non vi appartiene: sono quelli con la musica sparata fino a 100 metri di distanza.

Le commesse.
Purtroppo so che non dipende da loro, avendo fatto la commessa, ma te le trovi come avvoltoi sulla spalla che danno consigli non richiesti o ti incitano ad acquisti improbabili, mentre quando le cerchi per un'informazione su una taglia o un colore, il negozio è più vuoto del deserto del Gobi. Qualcuno dicesse ai proprietari dei negozi che per vendere maggiormente non occorre imporre ai propri commessi di essere assillanti e petulanti e ritrovarsi con una cliente insoddisfatta, ma sinceri e riservati, la cliente se lo ricorderà, credetemi, e pure queste sante/i commesse/i vivranno una vita lavorativa serena, ricordando  comunque loro che un sorriso è gratis e non ha mai ucciso nessuno e se si è stitici e quindi nervosetti non deve essere un problema della cliente. Gentilezza chiama gentilezza.

Per farvi capire il mio ameno rapporto con la moda, un paio di anni fa si è sposata una delle mie più care amiche e seguendo con lei passo dopo passo le gioie dell'organizzazione del giorno del matrimonio, mi inviò fiera e soddisfatta la foto delle sue adorate scarpe, un vero affare, di un tale Jimmy Choo. Ci mise mezz'ora per spiegarmi che non era il proprietario di un negozio cinese, ne una marca di scarpe del mercatino, ma un affermato stilista, punto di riferimento mondiale nel settore "Shoes&Bags". Io lo chiamo ancora amichevolmente "Cimiciù", scatenando l'ira sardonica della mia amica.

Eppure so per certo di donne a cui tutto ciò piace e sembra totalmente normale. Dei veri esseri mitologici, metà donna, metà Louis Vuitton che guardano in stato di adorazione le vetrine, proprio come Paolo Brosio osserva in estasi il treno che lo porterà per l'ennesima volta a Medjiugorje.
I love shopping.



Commenti

  1. É proprio vero! Racconti che strappano un sorriso perché ci riportano alle diverse sfaccettature che ognuno di noi nasconde in un cassetto...
    P.S. Io sono il tuo specchio...riflesso, ovvero: il contrario!
    N.B. Jimmy Choo non sono "le scarpe"...Jimmy Choo é..."La" scarpa ;-)

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    Risposte
    1. Volendo essere precisi, l'unica vera scarpa è la Converse All Star!
      Ma questo sempre perché io sono l'altra faccia dello specchio!

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