E se poi va male?

Un giorno, mentre sei pienamente immersa nella tua vita e nei tuoi problemi, arriva.

Quella persona che sconvolge il tuo mondo, che ti fa sentire diversa, che ti fa svegliare col sorriso e ti fa addormentare pensandola; insomma la persona che ti interessa, ti piace.
Il problema, a quel punto, è solo uno: bisogna dirglielo? quando una persona ti piace devi dirglielo, oppure no?

Puoi provare a farglielo capire, ma ad esempio nel caso dei timidi, spesso si ottiene l'effetto contrario, o comunque delle volte quella persona è talmente lontana dall'idea di te sotto quel punto di vista, da non accorgersi di niente.
Per quale motivo a volte riusciamo a condividere il nostro letto con persone conosciute da poco e magari non riusciamo a palesare un sentimento a chi ci interessa?



Perché i sentimenti sono complicati, sono un terreno minato, un campo senza regole né certezze.
Io sono dell'idea che se ti piace una persona tu debba dirglielo, anzi che abbia il dovere di dirglielo. Buttarsi, rischiare, tentare, provare, vale comunque sempre la pena, rispetto al tacere. Meglio un rimorso che un rimpianto? Si.

Innanzitutto perché vivere con un sentimento dentro che bussa nel nostro petto e vorrebbe uscire allo scoperto, ci fa solo male e poi perché la cosa più bella del vivere un sentimento è condividerlo con quella persona. Se poi quella persona non ricambia in alcun modo, amen, noi il tentativo l'abbiamo fatto, ci siamo lanciati senza paracadute ed è quello il vero vivere, provare dei sentimenti ed avere il coraggio di lasciarli essere, senza costrizioni, senza paure.
La domanda che ci viene sempre è: "e se poi va male?"

La risposta è sempre la stessa: "ma se invece dovesse andare bene?"
Se va male, non resta che superare lo sconforto iniziale ed andare avanti, senza fossilizzarsi su quella situazione; ma se invece dovesse andare bene, avremmo l'opportunità di vivere una cosa bella, che ci farà stare bene.
Il nostro problema è che tendiamo a boicottarci da soli, a pensare a tutte le variabili negative di una situazione, finché non si realizzano, dandoci ragione.

Se andrà male soffriremo, ma se non faremo nulla soffriremo comunque.
Ho sempre cercato di essere chiara nei miei sentimenti, quasi sempre è andata male, anzi malissimo, con il mio ex ci sono voluti ben otto anni, prima che lui si rendesse conto che voleva stare con me (e, col senno del poi, sarebbe stato meglio non insistere!) ma altre volte è andata bene. 
Non credo alle tattiche ed ai calcoli. Se ad una persona devi piacere, piacerai comunque e se non gli interessi, non gli interesserai comunque.

Non è vero che in amore vince chi fugge, perché chi ama non fugge, resta; chi fugge è perché in realtà non prova assolutamente niente per voi e non sta attuando nessuna tattica, fugge perché ha ben altro che gli interessa di più. Se decidete di fuggire per suscitare l'attenzione di una persona, avete già perso, perché l'attenzione o c'è oppure non c'è. Non ci sono altre variabili aleatorie, è inutile che fuggiate, siate chiari, la vostra sincerità vale molto di più.

In amore vince chi rischia, chi sa aspettare, chi si dona, chi da senza la pretesa di ricevere, chi fa senza voler nulla un cambio, chi sa essere se stesso, chi, alla fine della fiera, può comunque dire:
Ho rischiato. Certo, se poi ci innamoriamo solo di grandissimi pdm, quella è sfiga. E pure masochismo.

Commenti

  1. Per quanto riguarda il dichiararsi credo tu abbia ragione, bisogna buttarsi, anche se sai che non è così facile per i timidi come me. Io ad esempio per innamorarmi devo conoscere abbastanza bene una persona, dunque spesso è un'amica con cui sto bene assieme e a quel punto penso: "...e se mi dichiaro e lei si spaventa e mi allontana anche come amico?" (Max Pezzali, per quanto abbia scritto "canzonette", con qualcuna ha fatto centro). E' però anche vero che quelle rare volte che ho preso il coraggio in mano e mi sono dichiarato, ho si preso il due di picche, ma non ho mai perso l'amicizia di quella persona, a parte forse una volta, ma li è un caso a se.

    Sulla questione in cui dici della difficoltà di esprimere i nostri sentimenti, genericamente parlano, ti riporto un brano di Stephen King:

    "Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, poiché le parole le immiseriscono – le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare."

    Un abbraccio

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    1. Carissimo Marco,
      grazie per il tuo prezioso contributo.
      Grazie per l'estratto di S.King che hai riportato, assolutamente veritiero.
      Ma dobbiamo sempre provare a raccontare, fino a quando non troveremo l'orecchio che sappia ascoltare. Non dobbiamo precluderci nulla, anche se gli nemici ne faranno un banchetto o se non riusciremo a dare l'esatta connotazione delle nostre parole. Forse il motivo per cui scrivo è proprio questo: riuscire a dare forma ai pensieri, laddove non riesco con le parole.
      E per tutti i timidi ci vorrebbe il "suggeritore di Amelie" a darci forza e parole.
      Un abbraccio a te.

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