Il conto!

Ora che sono tornata ad essere single, dopo un periodo fisiologico di elaborazione della separazione e della fine della storia, dopo un lutto dei sentimenti e la chiusura forzata di un amore, ho provato a rimettermi in gioco.

Mi sono resa conto, a dispetto dei miei dubbi, che si può essere considerate molto più belle ed affascinanti a 35 anni, piuttosto che a 25. Praticamente non mi sono messa alla ricerca degli uomini, ho scoperto che erano loro a cercarmi, nonostante la mia grande dose di sarcasmo facesse di tutto per allontanarli (e non a torto...).

A parte i tanti PDM (chi sono? lo spiego qui: Io, tu e l'acronimo), il problema più grande, secondo me, risiede nel fatto che, con dieci anni di differenza, si abbia molta meno facilità nell'innamoramento e le qualità che deve avere una persona per piacerci sono molto più dettagliate. Non basta un bel viso, gli occhi dolci, la simpatia e quattro battute cretine (anche se un uomo tatuato o con un bel paio di Converse può ancora risolvere una serata), adesso sono molto più esigente quando conosco una persona.

Le cene diventano un po' come quella scena di un film di Leonardo Pieraccioni, in cui il protagonista fa alcuni tentativi nell'uscire con nuove donne e, non appena seduti a tavola, chiede subito il conto al cameriere, perché ognuna di loro riesce a dare il peggio, parlando del più e del meno.

Mi è capitato di pensare al bucato da fare mentre un uomo mi parlava, anzi più che altro parlava a se stesso, mi è capitato quello che parlava tutto il tempo della sua ex, quello malato di calcio, quello che non cerca una storia, quello che la cerca e ti fa sentire come braccata, mi è capitato di pensare a quel bel programma di Alberto Angela che mi stavo perdendo per uscire con il tizio X.

il conto ristorante vuoto amore

Mi capita di ravvisare nei discorsi di un uomo i fattori che mi fanno fuggire a gambe levate (egoismo, overdose da lavoro, mammoni vari, fissati con l'estetica...) e pensare subito a Pieraccioni che chiede: "Il contoooooo!!!"

Credo che rimettersi in gioco, oltre le paure, oltre la disillusione, oltre i sogni infranti, sia una delle cose più difficili, specialmente quando non si hanno più 18 anni. Perché si è stanchi della mediazione, del cercare di essere spigliate, simpatiche, sexy, affabili, divertenti, allegre, impegnate, intelligenti, del mostrare dolcezza e pragmatismo, sapendole alternare sapientemente, cercando di mostrare il bello ed il meglio di sé.

Non siamo più in grado di fare questo tipo di scrematura, di dare la parte migliore di noi, quella comprensiva, quella saggia. Vogliamo essere noi stesse, perché con gli anni abbiamo imparato a volerci bene e stimarci per come siamo e siamo talmente abituate ad esserlo, da non poterne più fare a meno.
Un po' come quando mi chiedono di indossare i tacchi; non li ho mai portati e non credo di iniziare adesso, solo per far mostra di me; non mi piacciono, sono scomodi, ho una caviglia che funziona a tratti, sono soddisfatta della mia altezza e mi sentirei snaturata con i tacchi.

Non siamo più in grado di scendere a compromessi.

Non ci va di rientrare in quel tunnel della preparazione ad hoc, trucco, parrucco, abbigliamento, spigliate al massimo, magari dopo una giornata pesante. Se lo faccio, lo faccio perché mi piace vedermi con il mio rossetto rosso, perché mi piace vedermi con i capelli stirati e non perché spero che qualcuno lo noti; mi piace guardarmi allo specchio e volermi bene, per come sono, cosa che credo sia molto più difficile di tutto il resto.

Vorremmo arrivare subito al momento in cui si può uscire con un ipotetico lui in tutta tranquillità, dire che la giornata è stata schifosa e per tutta risposta ricevere un abbraccio sincero. Quella sensazione in cui lui ti piace e sai di piacergli, che sei innamorata e sai di essere corrisposta. Basta con le ansie, i sospiri, i fraintendimenti, le uscite che vanno male, i pdm, il cercare qualcuno a tutti i costi perché ancora non sei sposata oppure non sei madre e la società, in accordo con il tuo orologio biologico, ti punta il dito contro.

Personalmente ho la consapevolezza di me stessa, di ciò che sono e di cosa ho fatto per arrivare ad essere la persona che sono adesso e non ho più intenzione di accontentarmi di amori truccati, di uomini indecisi, di eterni immaturi, di chi non ti dimostra affetto, di chi non ti ricambia, di chi ti usa; sto bene da sola, perché come mi conosco e come mi conoscono gli amici veri, difficilmente potrà un uomo, e tutto il circo che c'è intorno è solo una grande bolla.

Chi, come me, sa stare da sola, difficilmente trova qualcuno che sappia essere il valore aggiunto.
Sono arrivata al punto in cui, nello stomaco, invece delle farfalle, preferisco avere delle patatine fritte.

Fino a quando non arriverà quello giusto, quello che saprà farmi cambiare idea.
Nel caso, avvisatelo di presentarsi con un libro in una mano (preferibilmente il mio!) ed un piatto di patatine fritte nell'altra. Così non dovranno litigare con le farfalle.

Commenti

I più letti!